giochi di gruppo
Gioco incomprensibile e molto raramente giocato era “A CACAMATRICULA.”
Non chiedetemi cosa significasse…forse era derivato da qualche reminiscenza militaresca che facevano i “nonni” nei confronti delle “reclute o burbe o matricole”. Anche se matricola è più studentesco che militaresco! Due ragazzi si mettevano bocconi, a pancia in giù per capirci meglio, uno accanto all’altro; altri due, sempre bocconi, su di lore ma trasversalmente, in modo da formare una croce. Il direttore di gara, contava ad alta voce con ritmo regolare e se quando era arrivato a sessanta (praticamente circa un minuto) i due che stavano sotto non riuscivano ad uscire dalla “morsa” dei due sopra di loro, un’altra coppia si soprapponeva con la stessa modalità degli altri ed il direttore ricominciava la conta; ora erano due coppie che lottavano per tirarsi fuori, ma due per un verso e due per un altro: Così, se nessuno riusciva a liberarsi, ancora una coppia si aggiungeva. Così, per ore a far delle sudate che non dico! Chi riusciva ad uscire, si rimetteva sopra gli altri e così fino all’esaurimento delle forze.
De gustibus non disputandum est!
“A ÈCCHIME.” Altro gioco incomprensibile e molto giocato
Ècchime, che molto probabilmente deriva da un gioco importato da Roma, visto che se fosse nato qua, si sarebbe chiamato “Èccome” comunque a Roma si chiamava ARIECCHIME e il primo che saltava diceva ARIECCHIME pe primo, pé secondo ecc. in base a quanti fossero.
E sentite cosa ne pensavo …e ne penserei se si facessero ancora questi strani giochi:
A ECCHIME”
aprile 1975
-Non hó capitu ch’è ssa critinata
da stà cuccatu a culu posóne,
spettà che rriva una gran mazzata
sopre ‘a schina, pezzu de cojone!
Ma n’ó capisci che te pô sgrinane,
pezzu de stupidózzu malcrisciutu?
Quann’è succéssu, po, ddó va a parane?
Ma trova un giócu minu risulutu!-
«Ma varda mà che tu te si’ sbajata!
Io prpiu non ce gioco a stu giócu:
papà ‘sta cósa già me l’éa spiecata;
ha ittu “ a rruvinasse basta pócu”.»
“Dài Pierluì! A corza s’è fermata
Gióchi ‘ngora o va a reppiccià u fócu?”
Pierluigi Camilli
Spero di non aver risvegliato in qualcuno la voglia di fare giochi che a me non piacevano…cheché scrissi nella poesia.