GIOCO DI GRUPPO
“ESCE GIROLAMO”.
Di questo gioco non ho trovato corrispondenza con nessun altro gioco conosciuto in altre parti, se non una leggera somiglianza con un gioco siciliano detto “il guardiano”.
Il gioco si svolgeva, ovviamente, in strada e preferibilmente dove ci fosse maggior spazio possibile. Per noi, allora, non c’erano sicuramente problemi né di spazio libero, tantomeno di traffico e pertanto si giocava tranquilli (per quello che il gioco permettesse).
Si gioca in gruppo di almeno quattro.
Occorrente: una “mazzaròcca” per ogni giocatore.
Prima di iniziare, chiariamo per i digiuni di moriconese cos’è una mazzarocca.
LA MAZZAROCCA è costituita da un fazzoletto, abbastanza grande (meglio ancora se fosse una “sparra”) piegato trasversalmente da formare due triangoli sovrapposti; si prende l’apice (il pizzo) del triangolo superiore e si arrotola verso la base lasciando così scoperto il triangolo posteriore; arrivati alla base, si prendono gli estremi riunendoli in un nodo. Questa è la mazzarocca. Difatti, gli estremi rimasi liberi diventeranno i manici di una specie di mazza flessibile.
Ci sono altri giochi che richiedono l’uso di questo strumento, ma in questo specifico gioco, la mazzarocca sarà legata con una cintola, per allungare il raggio d’azione. Si traccerà in terra un cerchio abbastanza ampio, in base al numero dei giocatori, che sarà la casa di Girolamo. Da questo momento, Girolamo lo scriveremo G. per brevità.
Stabilito, con la solita conta, chi sarà G., tutti gli altri usciranno dal cerchio.
Così, G. annuncerà la propria uscita saltellando su di un piede solo, urlando “esce Girolamo” che roteando la cinghia-mazzarocca cercherà di colpire ogni malcapitato che rimane sotto tiro. Come G. si stanca e si poggia sui due piedi, non può più roteare così che gli altri gli saranno addosso per “mazzaroccarlo” a loro volta finché non rientrerà nella casa.
Quando G. esce e comincia a picchiare, può accadere che qualcuno entri nella casa; da quel momento diventa “ figlio di G.”. Così alla prossima uscita, G. potrà urlare “esce G. col 1° figlio” ed insieme ripeteranno l’azione di “pestaggio”. E l’operazione di “affiliarsi” non potrà essere ripetuta se il numero dei figli raggiunge il numero dei non figli, meno uno. Se nessuno “entra” spontaneamente nel cerchio, G. può decidere chi scegliere come figlio tra i colpiti. G, può decidere di far uscire solamente i figli; in tal caso, quando vede che i figli ne prendono a sufficienza, può decidere di fermare, diciamo così, il “pestaggio” pronunciando la parola morè. Però, improvvisamente può urlare “non zò più fij méi!”; a tale frase, gli altri ricominciano con le mazzaroccate fino a riaccompagnare i malcapitati dentro il cerchio.
Se G. dice “esce il 2° figlio di G” ma uscisse il figlio sbagliato, allora non c’è scampo o morè che tenga, verrà colpito fino a che non riesca a rientrare nel cerchio.
Se G. si stanca e decide di abbandonare, il 1° figlio diventa G. Normalmente si decide prima il tempo della durata ma se questo non è avvenuto, ognuno può andarsene.
Se si stabilisce un tempo, scaduto, si sorteggerà di nuovo chi sarà G.
Questo gioco, a mio avviso deve essere molto antico dal momento che per dire “pace” si usa il termine “morè” che sicuramente deriva dal latino “moror- moraris” che vuol dire temporeggiare, fermarsi, ritardare (da non confondere con “morior-moriris”= morire). Inoltre perché non si dice “scappa Girò” ma “esce girolamo”? Azzardo l’ipotesi che sia stato un parroco, nell’antichità, ad aver tramandato questo gioco, ricavandolo da qualche gioco dei Romani o dei Greci.
Altro che smanettare davanti ad un monitor o gesticolare per combattere virtualmente col nemico della pleistescion! Lo so, lo so che si scrive Play Station, non sono così retrogrado! So anche che ormai i ragazzi saranno condannati a far finta di costruirsi i giocattoli con la stampante 3D. Che tristezza! Vuoi mettere l’inventiva della pistola ad elastico con la molletta dei panni?